Correva l’anno 1989 e con il primo anno di Università a Scienze dell’Informazione a Milano, iniziava anche la ricerca di un utilizzo più serio del mio amato Amiga. Non ero l’unico in questa situazione, e così ben presto un gruppo di giovani e brufolosi universitari si aggregò intorno alla passione per la programmazione, l’informatica e l’Amiga.
Questo gruppo oltre me comprendeva Carlo Santagostino di RetroCampus fama, Sebastiano Vigna noto per aver sviluppato SuperDuper, Reinhard Spisser, Roberto Attias ora se non erro in Google in USA, Sergio Ruocco, Vittorio Calzolari (lui non proprio uno studente eh eh), Marzo Zandonati se non erro ora in Facebook in USA e Carlo Todeschini.
Incominciammo a incontrarci il Venerdì sera, a casa di qualcuno a turno. A vedere insieme il codice sviluppato dagli altri durante la settimana. A provare l’aggiornamento del Workbench appena uscito, guardando nel sorgente come erano riusciti a risparmiare quel 1K in quella libreria, od a guadagnare qualche ciclo CPU in quell’altra. A testare la nuova applicazione del momento, verificando se seguiva per bene le regole della GUI dei manuali Commodore (il font non si auto dimensiona? Verdetto: spazzatura!). Testando quella nuova scheda arrivata dalla Germania. Il tutto mangiando e bevendo in compagnia.
Gli incontri diventarono così continui, strutturati, e assidui da guadagnare un nome ufficiale: erano gli Smanetta Party. Da qui nacque la versione di IPISA di Milano dopo l’abbandono del team di Pisa. Da qui nacque il cuore di Amiga Magazine. E da qui – con l’enorme supporto di Ettore Caurla – nacque il cuore del supporto ufficiale agli sviluppatori di Commodore Italia.
E ripensando alle notti passate a copiare i floppy per l’inizio di IPISA che si avvicinava, mi trovo ora a pensare che sarebbe bello cercare di recuperare lo spirito degli Smanetta Party, che sono stati la versione italiana del Garage USA dove Jobs e Wozniak diedero vita a Apple.
Chi lo sa, io ci provo. Magari ci riesco. Spero di dare info a breve. Ciao.